
Love & Compassion
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Liberi nel verde
Luglio 18, 2019Pausa e lentezza, due tasti importanti
Mettere in pausa. Riposarsi, ritagliare del tempo in cui si medita o semplicemente sedersi su una panchina in un parco.
Bisogna riscopre l’importanza e il valore delle cose perdute, dalla lentezza al silenzio, dallo sguardo attento all’emozione del suono di un uccello o del profumo di un fiore.
Ascoltare. Il nostro narcisismo, la nostra autoreferenzialità, ci allontana continuamente dagli altri: invece basta fermarsi, anche solo per pochi minuti, e il nostro orecchio può ascoltare e accorgersi dell’umanità che ci circonda: guardando in profondità, dentro noi stessi e verso gli altri.
Fermarsi allunga e accompagna pensieri, ci porta lontano con la testa e forse anche con un sogno.
Dunque, apre spazi, visioni, orizzonti. Eliminare piano piano tutte quelle cose che ci privano del tempo per osservare quello che succede accanto a noi con lo scopo di riacquisire gli istanti e di valutare con chiarezza quello che stiamo vivendo.
La maggior parte di noi pensa che «dentro non ci sia nulla di particolare da scoprire», così ci neghiamo tutti gli spazi vuoti di introspezione, la possibilità di pensare chi siamo, dove stiamo andando, cosa vogliamo.
Non riconoscendo queste domande fondamentali, tendiamo a riempire questi spazi vuoti con surrogati che ci portano in fuga da noi stessi in un tempo sempre più frenetico.
Ma il nostro corpo i segnali li manda chiaramente quindi, impariamo anche ad ascoltare cosa ci dice.
Vivere bene, sano, vuol dire anche questo. Mente e corpo devono essere nutriti nel migliore dei modi sia fisicamente che spiritualmente e con le giuste pause.
Può diventare bello allora anche lavare gli asparagi selvatici sul terrazzo di casa al mare.
Niente fretta, niente ansia, con meticolosa calma godendosi il tempo. Sembra strano ma nel rispettoso silenzio, con movimenti ripetitivi lenti nel pulirli e sciacquarli la mente arriva a meditare e a rimpossessarsi delle cose perdute.
Persino Brulè, il mio gatto rosso, mi fa compagnia come se volesse partecipare alla conversazione silenziosa.
Penso che sia davvero bello andare a raccogliere un “qualcosa di selvatico”. Andare alla sua ricerca come ricerco i mei pensieri.
Mi dà la sensazione di tornare indietro nel tempo.
L’asparago presente nella zona è quello “pungente”, che nel dialetto locale è comunemente chiamato “spirne” o anche “spèrne”, caratterizzato da un sapore molto più marcato ed amarognolo.
L’Asparago pungente, è il vero Asparago selvatico, ed è attivamente ricercato e molto apprezzato in cucina in tutta l’area mediterranea.
Qui lo si cucina con le “sagnitell” del vastese ma onestamente dato che non mi ricapiterà più per quest’anno altra occasione io me lo godrò lievemente croccante con un filo di olio e sale visto che basta farlo saltare in pentola per pochi minuti poiché è sottilissimo e non necessita di bollitura come per l’asparagus officinalis.